La generazione Z nel mondo del lavoro
Mi chiamo Giada, ho 22 anni e faccio parte della generazione Z. Una volta finita l’università, punto ad immergermi subito nel mondo del lavoro. A sentire amici che sono di qualche passo più avanti, non è la cosa più semplice del mondo e spaventa parecchio. Questa paura accomuna un po’ tutti noi della gen Z, noi nati con i social e che viviamo in un mondo virtuale. Questo sarà il primo articolo di una lunga serie parte della rubrica “Professione Gen Z” . Parleremo di futuro, giovani, università, lavoro e molto altro.
In molti ci etichettano come “gli svogliati”, per non parlare di quante volte abbiamo sentito la frase “i giovani di oggi non hanno voglia di lavorare”. Mi fa rabbia avere queste discussioni con chi ha qualche anno in più di noi perché insomma, non è che non abbiamo voglia di lavorare, ma non siamo disposti ad accettare condizioni lavorative che non sono adatte e al limite dell’umanità. Certamente, questa categoria di “svogliati” esiste, ma non bisogna fare di tutta l’erba un fascio.
Rabbrividisco solo all’idea di dover fare una vita in cui per 40 anni, se mi va bene, dovrò svegliarmi alle 6.00 del mattino dal lunedì al venerdì, fare rientro a casa alle 21.00 e avere tempo solo di cenare, farmi una doccia e subito a letto per la sveglia presto del giorno dopo. Avere solo un paio di settimane di ferie all’anno e avere esclusivamente il weekend da dedicare alla famiglia non è sicuramente il mio più grande obiettivo.
Ma tornando a noi, molti probabilmente non hanno ben chiaro chi sia la generazione Z. Siamo nati all’incirca tra il 1997 e il 2012 ma non siamo gli ultimi arrivati, dopo di noi c’è la gen Alpha (2013-oggi) e prima di noi ci sono i Millennials (1981-1996). Di seguito cercherò di mettere in chiaro alcuni dei temi che più ci caratterizzano.
Indice dei contenuti
4 caratteristiche della generazione Z
Ci sono alcuni aspetti da considerare che sono importanti per noi. Siamo molto decisi e abbiamo le idee ben chiare in merito a cosa siamo disposti ad accettare. In linea di principio, puntiamo ad avere successo ma senza rinunciare al benessere, soprattutto mentale. Iniziamo vedendo quali sono i fattori che più ci caratterizzano.
Inclusione
Siamo molto attenti a includere tutti senza alcuna forma di discriminazione. Tolleranza è la parola d’ordine in particolare verso la comunità LGBTQ+, l’uguaglianza di genere e il razzismo. Ci piace stare in compagnia, soprattutto se formata da persone diverse. È proprio la diversità ad essere un punto positivo, permette di conoscere realtà diverse dalla propria e arricchirsi culturalmente.
A proposito, ognuno di noi cerca di distinguersi apposta dalla massa per non omologarsi, ad esempio, nel modo di vestire, prediligendo abiti personalizzati pur seguendo una determinata moda. In genere non ci facciamo problemi a esprimere ciò che pensiamo e a difendere le minoranze. Viva la libertà, ognuno deve essere libero sotto ogni aspetto ma, ovviamente, nei limiti del rispetto altrui.
Internet e i social
Siamo conosciuti per essere nati insieme alla diffusione di internet e fin dalla prima adolescenza siamo cresciuti con i social. È raro trovare qualche ragazzo che non sia iscritto almeno ad un social network. I principali utilizzati sono Instagram e TikTok oltre all’applicazione di messaggistica istantanea Whatsapp. Facebook, invece, sono in pochissimi della generazione Z ad usarlo, è meno semplice rispetto agli altri e un social “da boomer”.
L’accesso al web ci ha permesso di avere a disposizione ogni tipo di informazione in qualsiasi momento e in tempi brevissimi. È fonte di intrattenimento, di connessione con amici e parenti, di informazione e molto altro. Per questo motivo, ammetto che siamo abituati ad avere tutto subito, perdendo la capacità di essere pazienti e pretendendo risposte istantanee.
Con i social network si sono create un infinito numero di communities e questo ha esteso particolarmente la nostra rete di conoscenze rimanendo sempre in contatto con chiunque, anche se in alcuni casi ha portato a una diminuzione delle interazioni di persona.
Visione green
Altra tematica estremamente importante è il futuro del nostro pianeta. Conosco alcune persone che soffrono addirittura di eco-ansia, un forte sentimento di impotenza nel poter cambiare gli effetti del riscaldamento globale.
Siamo consapevoli che ogni piccola azione può fare la differenza, e poniamo estrema attenzione dalla scelta di acquisto di un capo d’abbigliamento all’attenzione nell’impiego di materiali riciclabili. Vietato sprecare acqua e comprare materiali di plastica usa e getta. Addirittura alcuni selezionano il cibo in base a quanta CO2 viene emessa durante la sua produzione.
Se possibile evitiamo di avere a che fare con qualsiasi realtà che non rispetti questi principi. Il movimento #FridaysForFuture partito con Greta Thunberg, è un grandissimo esempio di un tentativo per cambiare le cose in questo ambito, cercando di smuovere le coscienze dei piani alti e sensibilizzare la folla. Speriamo di riuscirci.
Salute mentale
Molti di noi si sentono sotto pressione, colpiti da ansia costante e depressione. Probabilmente siamo stati una delle prime generazioni a parlare apertamente di quanto sia importante prendersi cura non solo del corpo ma anche della mente. Ci siamo un po’ stancati di far finta di stare sempre bene e sappiamo che spesso non è solo un momento passeggero o “una giornata no”, come ci dicono i grandi. Per fortuna, grazie a noi si sta affievolendo lo stigma dello psicologo. Chiedere aiuto non è una vergogna e anzi, è pur sempre una buona occasione per conoscere il proprio sé interiore portando a una grande crescita personale. Lo consiglierei a chiunque.
Cosa si aspetta la generazione Z dal mondo del lavoro
Ora che vi ho spiegato meglio cosa caratterizza i miei coetanei nati tra il 1997 e il 2012, andrò a illustrarvi cosa pensiamo del nostro futuro lavorativo.
Siamo molto decisi a trovare luoghi di lavoro che permettano di raggiungere un ottimo equilibrio tra vita privata e vita professionale. Quest’ultima non deve portare via tempo alle proprie passioni e, più in generale, al tempo libero altrimenti ne va della propria salute mentale. Nessuno stress eccessivo è contemplato, come pure lavoro extra non pagato. A proposito di questo, siamo molto consapevoli del valore del proprio tempo, capacità e competenze e non accetteremo nessun tipo di sfruttamento, tantomeno una retribuzione non adeguata.
Preferiamo le aziende che prestano attenzione alla responsabilità sociale e che puntano a costruire un ambiente che sia tollerante e inclusivo. A noi della gen Z piace ascoltare ma anche essere ascoltati. Spesso interveniamo con idee innovative dato il nostro particolare senso imprenditoriale. La maggior parte è estremamente ambiziosa, determinata a raggiungere i propri obiettivi. Infatti, offrirci opportunità di crescita e occasioni di stimoli, è un grande plus e sicuramente prediligiamo questo tipo di realtà.
Modalità smart
La modalità ibrida, se non addirittura in totale smartworking, è la chiave vincente per ottenere un ottimo punto di incontro tra le esigenze sia dell’impresa che della generazione Z. Personalmente, non penso che lavorerei da casa in tutte le occasioni. Mi piace scambiare due chiacchiere con i colleghi e tutto ciò che coinvolge l’interazione sociale, ma non vorrei essere vincolata ad un luogo senza essere libera di poter organizzare i miei impegni come meglio credo. Infatti, spero di poter lavorare in un’impresa che promuova la flessibilità senza una sede e orario fisso. La flessibilità è un’opportunità anche per l’azienda, lasciando più spazio ai dipendenti si avrà una maggiore soddisfazione professionale senza stress eccessivi, il che aumenterà anche la produttività e quindi il profitto.
Jobby è una piattaforma di lavoro specializzata nei lavori con contratto a chiamata, il che vuol dire che viene incontro alle esigenze di tutti, sia lavoratori che datori di lavoro. Questo, ad esempio, è una modalità che a noi fa molto comodo, soprattutto durante i nostri studi in quanto possiamo organizzarci come vogliamo senza mettere nulla in secondo piano. Soprattutto, è un’opportunità per fare esperienze e capire come funziona il giro del mondo del lavoro.
Soluzione estero per la generazione Z
In generale, i miei coetanei che, in questi anni, si stanno buttando per la prima volta nel mercato del lavoro riscontrano difficoltà nel trovare un impiego che sia adatto. Lamentano precarietà, sfruttamento, paghe troppo basse che non li valorizzano abbastanza. Questo risulta molto scoraggiante soprattutto per chi, dopo aver passato anni sui libri, è riuscito a conseguire titoli di studio molto validi. Sembra essere un problema italiano, portando molti a trasferirsi all’estero, pur rimanendo in Europa, dove trovano opportunità e welfare aziendali migliori. Le imprese devono quindi innovarsi ed essere pronte ad accogliere gli entranti nel mondo lavorativo prendendo spunto dalle realtà vincenti straniere.
Anche qui Jobby può essere d’esempio. Jobby Joy è la sezione dedicata interamente ai benefits pensati per i workers. Possono godere di numerosi vantaggi grazie alle partnership con altre realtà che spaziano dallo shopping, alla mobilità, alla salute e molto altro. Queste offerte incentivano i workers e sono spesso delle discriminanti che portano una persona a scegliere di lavorare in un determinato luogo piuttosto che un altro.
In conclusione, la nostra generazione Z ha molto da offrire ma anche molto da imparare. Non è vero che i ragazzi di oggi non hanno voglia di lavorare, ma, al contrario, vogliamo riprogettare il mondo lavorativo per aumentare il livello di soddisfazione e il benessere personale. Penso che possiamo essere una grande risorsa per le imprese, dotati di grande creatività. Per il nostro futuro vorremmo posizioni che siano aperte mentalmente e senza alcuna tolleranza per ambienti di lavoro tossici. I datori di lavoro dovrebbero prendere in considerazione molte delle proposte della gen Z riguardo l’ambito professionale. Questo potrebbe portare innovazione e nuovi modelli più flessibili nelle aziende, senza necessariamente andare a intaccare l’efficienza lavorativa.